Si è concluso con successo il Sardinia Sustainability Summit, il convegno di due giorni organizzato dall’Università di Cagliari, che ha trasformato il capoluogo sardo in un laboratorio di idee, visioni e strategie sul tema della sostenibilità, affrontata nella sua accezione più ampia: ambientale, economica e sociale.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di esperti, accademici, rappresentanti delle istituzioni e del mondo produttivo, chiamati a discutere sul ruolo centrale delle politiche pubbliche nella promozione della sostenibilità, in linea con gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 e del Green Deal europeo.
L’evento è stato aperto dai saluti istituzionali del Rettore dell’Università di Cagliari, Francesco Mola, che ha sottolineato l’impegno dell’Ateneo nel promuovere la sostenibilità come valore trasversale alla didattica, alla ricerca e al dialogo con il territorio.
Tra i momenti più significativi, l’intervento di Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), che ha proposto un’analisi approfondita dello stato della sostenibilità in Italia. Giovannini ha sottolineato come la competitività delle imprese non sia in contrapposizione con l’adozione di pratiche sostenibili, anzi:
“Le imprese che puntano sulla sostenibilità non rallentano la loro crescita, al contrario, migliorano le loro performance nel medio e lungo periodo, contribuendo anche allo sviluppo del sistema Paese”.
Secondo Giovannini, è fondamentale accelerare l’attuazione di un vero e proprio Patto per il Futuro, che passi attraverso l’incremento delle energie rinnovabili, l’innovazione nei modelli industriali e l’adozione di strategie integrate che mettano insieme territori, ricerca e filiere produttive.
La prima giornata del summit si è conclusa con un talk curato da Valerio Rossi Albertini, ricercatore del CNR e divulgatore scientifico, che ha posto l’attenzione sul tema dell’economia circolare. Un modello economico alternativo rispetto a quello lineare tradizionale (basato su “produci, consuma, smaltisci”), l’economia circolare si fonda su principi di riduzione degli sprechi, riutilizzo delle risorse e riciclo, con l’obiettivo di allungare il ciclo di vita dei prodotti e ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente.
“Non si tratta solo di una questione ambientale – ha spiegato Rossi Albertini – ma di un cambio di paradigma che può portare benefici anche economici e sociali”.








Durante la seconda giornata, si è discusso del rapporto tra ricerca accademica e sviluppo industriale, con particolare attenzione alla transizione energetica e al ruolo delle università nei processi di innovazione territoriale. È emerso un quadro incoraggiante, in cui gli atenei si confermano alleati strategici per l’industria, fornendo ricerca applicata, competenze e soluzioni innovative per accompagnare la transizione sostenibile.
In apertura dei lavori, Daniele Cocco, preside della facoltà di Ingegneria e architettura, ha fatto il punto della collaborazione con il mondo dell’industria:
Seguiamo con grande attenzione l’evoluzione del settore industriale, con un focus particolare sulla realtà sarda. Il percorso che ci attende non sarà privo di ostacoli e richiederà inevitabilmente aggiustamenti, ma si svilupperà in modo naturale: è questa la direzione giusta per affrontare e superare le numerose criticità che osserviamo nel contesto attuale. Le difficoltà che molte industrie stanno affrontando, soprattutto sul fronte del consumo energetico, sono un chiaro segnale della necessità di un cambio di passo. Serve innovazione, ma soprattutto serve investire con decisione nel capitale umano e nella formazione. In questo scenario, è fondamentale costruire una sinergia solida tra il mondo universitario e quello imprenditoriale.
Un messaggio rafforzato anche dall’intervento di Antonello Argiolas, Presidente di Confindustria Sardegna Meridionale, che ha sottolineato come solo attraverso questa collaborazione sia possibile rendere le imprese realmente competitive.
Dalla collaborazione tra atenei e imprese nascono infatti iniziative concrete, capaci di andare ben oltre la teoria, radicandosi nei territori e contribuendo alla creazione di valore sia a livello locale che nazionale.
In questa direzione va l’impegno e le attività della RUS (Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile) al fine di creare un sistema per migliorare la collaborazione tra università e industria, come sottolineato da Carmine Trecroci dell’Università degli Studi di Brescia.
A concludere il summit, una tavola rotonda istituzionale ha proposto una riflessione strategica sulle politiche necessarie a integrare sostenibilità locale e visione nazionale, delineando traiettorie comuni per un futuro in cui università, imprese e istituzioni possano agire in sinergia per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
In chiusura, il summit ha ribadito un messaggio chiaro: la sostenibilità è una sfida collettiva che richiede il contributo di tutti — istituzioni, università, imprese e cittadini — per costruire un futuro equo, competitivo e rispettoso dell’ambiente.
Il Sardinia Sustainability Summit si è così confermato non solo come un’occasione di confronto, ma come un punto di partenza per nuove alleanze, idee e progetti che guardano avanti, nella direzione di un futuro realmente sostenibile.
Ai nostri microfoni, Enrico Giovannini, Direttore scientifico ASVIS, Fabrizio Pilo, prorettore al Territorio e all’innovazione e Valerio Rossi Albertini, ricercatore CNR.